7 Novembre 2022: Inizio percorso del Congresso Costituente
Repubblica 7 Novembre 2022: Enrico Letta “Al Pd serve una vera discontinuità Apriamo i nostri circoli anche ai non iscritti”
Oggi si apre il percorso congressuale costituente che porterà alla nascita del nuovo Pd e alla scelta della leadership che lo guiderà in questo tempo di opposizione e di costruzione di un’alternativa alla destra.
Un percorso che parte con un appello all’adesione, aperto a tutti coloro che vogliono essere protagonisti con noi di questa svolta. Abbiamo deciso di cambiare le nostre regole interne per rendere possibile a tutti gli aderenti di esserne parte attiva, sia per candidarsi a far parte degli organismi dirigenti sia per essere eletti. Non è una proposta a scatola chiusa. È un passaggio della vita politica italiana al quale tutti possono partecipare attivamente e pienamente. L’appello infatti è rivolto non solo a quanti sono già iscritti e militanti del Pd, ma a tutti quelli che nelle prossime settimane vogliono aderire al percorso costituente.
A giorni l’Assemblea Nazionale del Pd sarà chiamata a ratificare questa scelta di apertura. Il mio auspicio è che poi candidati e candidate alla leadership esprimano la propria volontà di mettersi in campo e animino il dibattito con idee e proposte. Un dibattito già iniziato nel Paese anche grazie agli spunti e ai contributi preziosi pubblicati sul futuro della sinistra proprio su Repubblica.
Abbiamo, tutti insieme, decisodi andare nella direzione di un processo aperto e portatore di una forte discontinuità. Lo abbiamo fatto perché la sfida che abbiamo davanti tutto impone tranne che di accontentarsi dell’ennesimo ricambio al vertice, il decimo in quindici anni di vita.
Il Pd nacque nel 2007 dalla felice intuizione di Romano Prodi e con la prima leadership, quella di Veltroni, mise in campo idee e modelli politici fortemente innovativi. Tanto che a destra decisero di copiarci, facendo nascere il Pdl, che a differenza del Pd ebbe vita assai breve.
Se ripensiamo al 2007 vediamo, in Italia e in Europa, tutta l’enorme distanza tra quel tempo e oggi. Non era ancora caduta Lehman Brothers, c’erano Bush negli Stati Uniti e Chirac in Francia. Non avevamo conosciuto la crisi finanziaria e quella dell’accoglienza di migranti e rifugiati. Brexit e Trump, Covid e ritorno della guerra in Europa con l’invasione russa dell’Ucraina non erano contemplati nemmeno dal più creativo dei futurologi. I social media praticamente non esistevano, se non in qualche nicchia. E la nostra società, pur con le tante difficoltà di allora, non viveva il dramma crescente delle disuguaglianze che oggi la attraversa e lacera.
Dal 2007 tutta la politica italiana è cambiata in modo sostanziale. Costruire un nuovo PD in grado di prendere atto di queste cesure e interpretare ancora la voglia di cambiamento è il nostro compito. Per tutto questo non basta un congresso ordinario o un semplice avvicendamento di segreteria. Per tutto questo ho accettato di svolgere un servizio certamente complesso e faticoso, ma che considero un dovere nei confronti della comunità democratica e del Paese: impostare e guidare il cammino costituente, ponendo le basi dell’opposizione al governo di estrema destra guidato da Giorgia Meloni.
Questo lavoro parte oggi con la prima fase, quella della chiamata e della consultazione, nella quale la partecipazione attiva di chi aderirà sarà resa possibile ed effettiva. Come? Sulla base di una “Bussola”, che verrà lanciata in settimana e conterrà i nodi politici essenziali che riguardano il nostro futuro, verrà aperto un grande dibattito tra tutti i circoli, i movimenti e gli aderenti al percorso. Irisultati di questa consultazione saranno parte essenziale della costruzione del nuovo Pd: costituiranno infatti il fondamento per la riscrittura del Manifesto dei valori e dei principi del partito e la base su cui chiederemo ai candidatie alle candidate alla Segreteria di esprimersi nella campagna congressuale e nelle Primarie aperte che completeranno il percorso.
Un Comitato costituente nazionale e dei Comitati territoriali aiuteranno a rendere questo percorso davvero aperto e inclusivo.
Tutti, io per primo, vorrebbero che ciò avvenisse in tempi brevissimi, anche per dare una più forte legittimazione alla nostra opposizione. Tutti, io per primo, vogliono reagire subito a una destra che ha esordito nel peggior dei modi, muovendosi su un terreno ideologico reazionario, nostalgico, passatista. Un disegno che mira a dividere il Paese e a condannare la nostra comunità nazionale a un preoccupante arretramento in termini di etica, diritti, civiltà. L’esempio più drammatico è quanto sta avvenendo in queste ore nel Mediterraneo, con il ritorno da parte del governo Meloni a un utilizzo politico becero e barbaro dei drammi di donne, uomini, bambini inermi. Un fatto gravissimo, al quale stiamo reagendo e reagiremo con la massima determinazione.
L’opposizione è quindi il primo terreno su cui si misura la costruzione del nuovo Pd. Ma perché questo percorso sia efficace, aperto e serio sono necessari tempi minimi nei quali realizzare un confronto effettivo e siano garantiti i diritti di partecipazione di tutti. Allo stesso tempo, la necessità di tenere il tutto dentro tempi compatibili con la fase politica che stiamo vivendo è una priorità assoluta, per me e per il Partito Democratico.
Per questa ragione più la fase della chiamata e della discussione saranno efficaci più si potranno anche contrarre i tempi della fase del confronto tra i candidati, in modo da poter anticipare la data attualmente fissata dalla Direzione nazionale del PD per il 12 marzo.
Il percorso costituente deve essere svolto presto e bene. Ed entrambi – il presto e il bene – sono requisiti imprescindibili.
Abbiamo una grande missione da svolgere: dimostrare la forza, oggi nel 2022, dell’originalità dell’idea del Partito Democratico.
In una scena occupata da partiti personali, che ormai partiti non sono più, noi con orgoglio rilanciamo l’idea del partito-comunità, dell’impresa collettiva.
Non ci arrendiamo alle scorciatoie di questo tempo. Non ci rassegniamo a una politica ridotta a immagine e vacuità, spesso senza decoro, vergogna, decenza. La nostra cultura politica, come quella dei progressisti che in Europa si battono per la pace e per i valori di uguaglianza, di libertà e di giustizia, non può esaurirsi in avventure solitarie o diluirsi in un una nuova variante di populismo.
Sarà vincente, questa scelta, solo se sapremo essere comunità e tornare realmente popolari. Vivere pienamente questo percorso vuol dire porre le base per riaffermare la forza dei valori democratici e dei progressisti, battere nel Paese e nelle istituzioni la destra estrema e riportare al governo dell’Italia i nostri ideali, che costituiscono la matrice più autentica e profonda della democrazia della Repubblica.