Come vive la società veneta (che si è evoluta)
Risposta aperta di Claudio Beltramello per il Circolo del PD alla lettera del Sindaco di Castelfranco Luciano Dussin apparsa sui giornali locali: Come muore la società veneta.
Noi Veneti, conclude invece il nostro Segretario, non solo non moriamo, ma percorriamo strade nuove per costruire il mondo di domani.
Negli ultimi decenni i Veneti si sono molto evoluti: nel giro di due generazioni si sono trovati dalla miseria che costringeva ad emigrare in un altro Paese ad avere costruito una ricchezza sociale ed economica invidiabile nel mondo.
Tuttavia la crisi economica globale iniziata nel 2008 ha messo in discussione i passi avanti fatti in passato travolgendo soprattutto le piccole e medie imprese, che sono in Veneto il 99% del totale delle Aziende e quindi la spina dorsale della nostra economia. Paradossalmente, quello che era sempre stato un punto di forza delle nostre aziende (essere piccole) con la crisi è diventato un punto di debolezza, ad esempio per la necessità di trovare mercati nuovi, soprattutto all’estero, che presuppone strutture commerciali e distributive di livello superiore.
Inoltre, la mancanza di serie riforme istituzionali ed economiche negli ultimi 20 anni (con la Lega spesso al Governo) ha impedito alle nostre aziende di avere qualsiasi rete di protezione e molte sono purtroppo “precipitate”.
Di fronte a questa realtà ci sono due posizioni. La prima è la Sua, Sindaco Dussin che, insieme ormai a pochi altri, rimpiange un mondo che non c’è più: senza globalizzazione, senza Euro, senza immigrati e addirittura senza Italia. L’altra è quella della grande maggioranza dei Veneti e dei nostri imprenditori che continuano a rimboccarsi le maniche e che guardano avanti costruendo comunque un futuro migliore, senza negare la realtà per quanto difficile e dolorosa.
Per esempio, le aziende che non sono fallite hanno saputo ricollocarsi in nuovi mercati; hanno creato prodotti sempre più “perfetti” o “unici” e quindi difficilmente copiabili; hanno fatto rete con altre realtà creando sinergie efficaci per vincere battaglie economiche su scala sempre maggiore. Invece di piangersi addosso, la “fibra veneta” sta mostrando il meglio di sé per trovare soluzioni in un contesto in continua evoluzione, con lo stesso atteggiamento propositivo che ha mosso i nostri nonni e i nostri genitori. E infatti il rapporto statistico della Regione del Veneto prevede che il 2014 rappresenti l’anno della ripresa, riportando la crescita al +1% , con il 2015 che vedrà un consolidamento pari al + 1,5%.
Peraltro se la Politica aiutasse non sarebbe male. I Sindaci, al contrario di quello che sostiene Lei, hanno ancora molto spazio di manovra, altrimenti non si comprende come mai città delle nostre stesse dimensioni anche vicine hanno fatto passi avanti sostanziali, mentre a Castelfranco siamo rimasti fermi, anzi siamo andati indietro. Ci risulta che Cittadella, Bassano, Schio e Montebelluna non siano in Svizzera, ma facciano parte dello Stato italiano.
Piuttosto di dire cose false e forvianti riguardo l’assegnazione delle case popolari a extracomunitari e rom prima che agli Italiani (la sfidiamo a dimostrare ciò che ha scritto con documenti ufficiali), perché non spiega, caro Sindaco, come mai l’AEEP ha aspettato sei mesi che la Sua Giunta producesse un “pezzo di carta” per poter procedere all’assegnazione dei nuovi appartamenti costruiti in Borgo Treviso?
Riguardo gli immigrati: li si può considerare tutti delinquenti usurpatori, negando un processo storico che tre generazioni fa ci vedeva dall’altra parte. Si può invece fare dei distinguo tra chi contribuisce alla crescita della nostra società (che deve essere il benvenuto) e chi invece delinque e va punito secondo la legge.
Se basta avere la pelle nera o chiamarsi Ismail per essere trattato da delinquente ed essere emarginato, che incentivo si dà agli immigrati onesti e rispettosi per essere parte di una società civile? D’altronde, se Lei avesse aperto gli occhi all’uscita di una qualsiasi scuola, avrebbe notato come i bambini e i giovani Veneti sono pienamente capaci di vivere in una società composita e varia. Molti figli di immigrati parlano un ottimo dialetto veneto e, se fossero nati in un Paese un po’ più moderno, sarebbero già cittadini italiani.
Caro Sindaco Dussin, noi Veneti siamo ai primi posti in Italia per il volontariato, per le donazioni di sangue, per il supporto intergenerazionale, per l’inclusione sociale. Tale generosità, unita al nostro senso civico e al valore che diamo al lavoro, ci rende ricchi prima di valori che di denaro. Questo va alimentato e valorizzato, non svilito con discorsi catastrofistici e xenofobi. La Sua lettera fuori dal tempo e dallo spazio, nel goffo tentativo di inneggiare al “popolo veneto”, ha completamente ignorato i nostri valori più profondi e più belli.
Su una cosa però siamo d’accordo: anche noi desideriamo una rivoluzione! Ma contro chi ha fatto parte della maggioranza di Governo per circa quindici anni con la carica di parlamentare (che gli frutta tuttora un’indennità di un certo rilievo) e si permette di sputare contro un sistema che egli stesso ha contribuito a creare in prima persona.
Lei passi pure questi ultimi mesi in chiusura del Suo mandato a lamentarsi (ha dimenticato il brutto tempo e il traffico…). Nel frattempo noi Veneti non solo non moriamo, ma percorriamo strade nuove per costruire il mondo di domani.
Per il Circolo del Partito Democratico di Castelfranco Veneto,
il Segretario Claudio Beltramello