SINTESI DELL’AGORA’: Mortalità delle donne per cancro al seno: cosa vogliamo dal Servizio Sanitario Nazionale?
SINTESI DELL’AGORÀ
Il cancro alla mammella, se diagnosticato per tempo e correttamente, è quasi sempre curabile e risolvibile; eppure è tuttora in Italia, anche in Veneto, la prima causa di morte delle donne in età giovane e adulta [Tra i giovani adulti (25-44 anni) le principali cause di morte tra gli uomini sono i traumi (incidenti stradali e suicidi), mentre tra le donne la principale causa è il tumore della mammella cui seguono i traumi. Tra gli adulti (45-64 anni) le cause predominanti sono i traumi e le cardiopatie ischemiche tra gli uomini e il tumore della mammella tra le donne *]. Cosa si può fare per tutelare meglio la salute delle donne? E per ridurre la mortalità? Cosa vogliamo dal Servizio Sanitario Nazionale? A quale età deve iniziare lo screening? Perché ci sono differenti strategie adottate dalle diverse Regioni? È possibile stabilire un LEA (livello essenziale di assistenza) di migliore qualità ed efficacia valido per tutta Italia? È davvero un problema che riguarda solo le donne?
Se ne è discusso con autorevoli contributi dal Veneto e dalla Regione Emilia Romagna: la dr.ssa Rita Vacondio responsabile dell’Unità di Diagnostica Senologica dell’ospedale di Reggio Emilia, il dr. Bernardino Spaliviero radiologo senologo, la dr.ssa Beatrice Marcon ginecologa, il dr. Claudio Beltramello responsabile del Gruppo Sanità del PD Veneto, e altre persone presenti in sala oppure collegate on line. Hanno portato il loro saluto e contributo Giulia Tonel, portavoce delle Donne democratiche della provincia di Treviso, Annamaria Bigon, Consigliera regionale del Veneto, Teresa Spaliviero, segretaria del Circolo PD di Castelfranco Veneto. Sono state formulate tante riflessioni e proposte. È stata evidenziata la criticità rappresentata dal divario tra Regioni, soprattutto nel confronto tra Regioni del centro-nord e quelle dell’Italia meridionale e insulare, ma anche il divario presente nella stessa area settentrionale, ad esempio tra Regione Emilia Romagna (dove lo screening comincia a 45 anni e l’offerta attiva del servizio porta ad un tasso di adesione molto elevato) e Regione del Veneto (con screening solo dai 50 anni, per citare solo una differenza). Il divario tra Regioni riguarda tanti aspetti: la modalità di condurre lo screening mammografico, le fasce d’età delle donne coinvolte, l’ampiezza della platea di donne che non hanno la possibilità di accedere a validi screening, la tempestività e l’accuratezza di diagnosi approfondite, la presa in carico costante in tutto il percorso di cura. Si è ribadita la necessità di ridurre le differenze territoriali, non ci devono essere donne “privilegiate” perché vivono nel centro nord e donne “sfortunate” con una maggiore probabilità di morire giovani per cancro al seno solo perché vivono al sud. Bisogna contenere l’attuale eccessiva regionalizzazione della sanità. Bisogna estendere ed applicare davvero in tutto il territorio nazionale uno stesso protocollo di PDTA (percorso diagnostico terapeutico assistenziale) già attuato nelle regioni più avanzate, come l’Emilia Romagna, che comprende anche l’assistenza psicologica per la donna e per la sua famiglia, soprattutto in presenza di bambini piccoli.
PROPOSTE CORRELATE:
Favorire la specializzazione medica in RADIOLOGIA e l’ulteriore specializzazione in SENOLOGIA.
Ricerca-studio sui COSTI di: donna morta per cr al seno, donna guarita, diagnosi precoce.
SCREENING MAMMARIO: ridurre il divario tra regioni e migliorare le modalità organizzative
Contrastare la fuga dei medici dal Servizio Sanitario pubblico
Personalizzare lo Screening Mammario
AGORA’ DEMOCRATICA organizzata dal Circolo PD di Castelfranco Veneto con la Conferenza delle Donne Democratiche della Provincia di Treviso
Mortalità delle donne per cancro al seno: cosa vogliamo dal Servizio Sanitario Nazionale?
Descrizione
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